SENZA PACE, DWF (52) 2001, 4

Editoriale

Il numero riflette su quello che è successo dopo l’11 settembre del 2001 dal punto di vista politico delle donne. Gli articoli proposti sono organizzati in due prospettive principali: il ragionamento intorno al concetto di infedeltà come emblema delle reazioni delle donne a qualsiasi situazione politica che si dimostri oppressiva nei loro confronti; lo scopo e l’efficacia delle azioni politiche delle donne contro la guerra.

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Indice

MATERIA

AMANTI INFEDELI
Con rimandi sia a "Tre ghinee" di Virginia Woolf sia a "Infedeli alla civiltà" di Adrienne Rich, Bono e Fortini in questo dialogo propongono ed esplorano l'"infedeltà" come atteggiamento delle donne di differente cultura, razza, gruppo etnico, classe, religione, affinché se ne riconosca la pertinenza nella vita di ognuna. Essere "amanti infedeli" è un modo per sottolineare la differenza sessuale senza annullare le differenze fra le donne.
DIO E I TETTI PIATTI DELLE CASE DI KABUL
Una lezione per un Seminario sulla "questione femminile" per Musulmani e Cristiani, tenuto a Modena (16 novembre 2001) e organizzato dall'ACLI, è l'occasione per donne e uomini di religioni differenti per esplorare il significato di fede, tolleranza, Dio dopo gli eventi dell'11 settembre 2001. L'autrice smantella le interpretazioni opportunistiche di una guerra fra religioni. Poiché è impossibile giustificare qualsiasi guerra dai testi fondamentali di qualsiasi religione, gli eventi traumatici di questa guerra mettono in discussione la nostra vita quotidiana di donne e uomini e rappresentano una straordinaria occasione, kairòs, per rivitalizzare la politica. La condizione asimmetrica delle donne nella cultura occidentale - sempre "un reciproco affetto incompleto", infedeli alla legge del creatore - fornisce loro la possibilità di costruire una nuova prospettiva, per concepire l'ignoto, il trascendente nella vita di tutti i giorni.
L'ALTERITA' COME SCELTA MORALE, O TRE STORIE SULL'INFEDELTA'
L'articolo prende in esame alcuni esempi di pratiche politiche delle donne contro la guerra. Il primo è il caso delle cosiddette "Streghe Croate", accusate di essere le nemiche pubbliche in ragione dei loro scritti critici contro il regime nazionalistico di Franjo Tudjman. Il secondo è il caso del gruppo serbo delle "Donne in Nero", che sistematicamente si opposero alla linea di condotta bellica di Slobodan Milosevic, e che furono chiamate in causa per il dialogo con la gente dell'Albania. Nel terzo, sono discussi certi aspetti delle proteste femministe contro la guerra in Afghanistan. In tutti i casi, l'autrice parla dei diritti delle donne ad essere infedeli verso qualsiasi situazione politica che si dimostri oppressiva nei loro confronti.
E' TUTTA UN'ALTRA STORIA
L'autrice, un'artista, propone un toccante viaggio attraverso le sue creazioni come una possibile risposta agli eventi traumatici dell'11 Settembre 2001.
PROSPETTIVE FEMMINISTE E TRANSNAZIONALI CONTRO LA GUERRA. Traduzione di Paola Bacchetta
Traduzione di un testo di diverse femministe americane precedentemente pubblicato nel sito www. action-tank.org/pfp
NON C'E' ALTRA STRADA
Partendo dalla sua stessa esperienza, l'autrice discute il significato politico delle proteste e delle reazioni delle donne alla guerra ed esplora la loro efficacia. La parte più originale e autonoma del movimento delle donne sfugge a semplici classificazioni. Alcune donne hanno creduto, e ancora credono, nel "partire da loro stesse", dalla loro soggettività e dalle loro esperienze intime, come unica via per mantenere viva la differenza femminile. Una via stretta ma ancora efficace. Gli eventi dell'11 settembre 2001 dimostrano che la rivolta non è solo contro l'esclusione dalla ricchezza occidentale, ma anche contro il potere tecnologico e mediatico del capitale e del simbolico occidentale. Gli appelli e le dichiarazioni contro la guerra non sono in grado di cambiare le regole del gioco; sono vani, soprattutto perché trasmettono un senso d'impotenza e rappresentano un'intollerabile minoranza.
DALLA VOCE DELLE ALTRE
Le autrici propongono un dialogo con due donne contemporanee (Susan Sontag e Arundhati Roy) che intervennero subito dopo gli eventi dell'11 settembre 2001, con l'intento di mostrare l'utilità politica di ascoltare (e non di ignorare) la voce delle altre. Partendo dall'analisi della Roy in "L'algebra della giustizia infinita" , le autrici propongono tre nuove prospettive: le possibilità di scoprire pubblicamente le terribili emozioni seguite agli eventi; le profonde radici dell'apertura verso l'altro, e quindi verso le altre culture; le differenze fra guerra, conflitto e scontro. La tesi della Sontag contro le derive della politica in una cattiva psicoterapia fa da sfondo alla proposta di considerare "la guerra contro il terrorismo" come una chance per capire criticamente e cambiare l'orizzonte politico, la cui arroganza e scarsa memoria è, per ora, una delle peggiori eredità dell'11 settembre 2001.
FRAMMENTI DI CITTA'
L'autrice è un'intellettuale italiana che vive a New York e che scrive a proposito della sua esperienza della città dopo gli eventi traumatici dell'11 settembre 2001. Adottando una prospettiva microstorica, soggettiva, nei confronti di questo evento super spettacolarizzato, Bruno racconta questa città in una lettera aperta in forma di diario il paesaggio del centro di Manhattan dopo l'evento. L'autrice ci conduce in una immaginaria passeggiata attraverso la sua città ferita, ricordando i suoni e gli odori, percependo la gravità del silenzio e il bisogno del contatto fisico. Ciò che emerge da questo sensibile punto di vista non è solo uno stato di allerta bensì uno stato mentale. Come noi vediamo una nuova geografia sociale prendere vita, siamo anche indotti a vedere come la lacerazione all'esterno si estenda a macchia d'olio nel paesaggio interno della città. Osservando i segni tangibili del dolore ad ogni angolo della strada, questa mappatura affettiva di un trauma metropolitano traccia una topografia emotiva, nella quale lo stesso scritto diventa una forma di memoriale.
SUCCESSIONE INTER-GENERAZIONALE
Uno degli aspetti più importanti nel femminismo recente è la questione della successione intergenerazionale. L'autrice condivide la posizione delle giovani femministe che scrivono in "Genealogie del presente" (DWF (49) 2001, 1) suggerendo una ridefinizione dei punti fondamentali del movimento allo scopo di renderlo più aperto. Tuttavia, per quanto riguarda l'uso di pseudonimi, l'autrice ritiene che sia un modo per sfuggire alle proprie responsabilità perpetuando il tradizionale status sociale della donna.
AMELIE NOTHOMB
Con l'occasione di un'intervista, l'autrice traccia uno schizzo della biografia della giovane scrittrice belga Amélie Nothomb, nata a Kolbe (Giappone), che sta diventando una leggenda nei circoli letterari francofoni (negli ultimi cinque anni i suoi libri hanno venduto 1.300.000 copie solo in Francia e sono stati tradotti in 31 Paesi). Dopo il successo del suo primo libro (L'igiene dell'assassino), Nothomb ha vinto il Gran Premio dell'Accademia Francese con un romanzo basato sulla sua esperienza di lavoro in Giappone (Tremori e stupori). Seguendo la sua famiglia in diversi Paesi orientali, ha sperimentato le difficoltà e i paradossi della convivenza fra culture differenti, che spesso rappresentano il materiale incredibile e spesso esilarante dei suoi romanzi, come il magnifico "Sabotaggio d'amore" e il recente "Metafisica dei tubi". I libri della Nothomb sono pubblicati in Italia dalla casa editrice Voland.