SE TUTTE LE DONNE, DWF (15) 1991, 3

Editoriale

La prima parte ripercorre il ragionamento politico condotto dalla rivista fin dal primo numero di questa serie, per motivare poi il titolo del numero come volontà di spingere in là i limiti della comunicazione tra donne, per “deprofessionalizzare” la politica e riflettere sul qui e ora della presenza organizzata e sull’autorevolezza femminile, sul parlare una lingua riconoscibile ai desideri delle donne ed alle loro esperienze. Tutto questo è il senso collettivo della soggettività femminile.

Indice

LA DIDATTICA, LA MAMMA E VENERE
L'autrice - storica, ricercatrice di Storia Moderna alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Catania (Sicilia) - si pone una domanda che nasce dalla sua esperienza scientifica e didattica come anche dalla sua storia personale e politica: come mettere in discussione certi saperi e il loro significato, come costruire una relazione politica, in una situazione asimmetrica? Una asimmetria di conoscenza e di potere, in un contesto che non è più quello del femminismo degli anni '70? Emma Baeri vede nell'autocoscienza della maternità reale il fatto che permette di trovare risposte possibili. Nella sua concezione, la maternità reale non è il semplice naturalismo biologico, né la maternità simbolica troppo frettolosamente teorizzata. Accogliere l'altro, riconoscersi, se-durre, rappresentano le qualificazioni del corpo della madre in quanto luogo dove si colloca il primo confine tra due soggetti. Lo sguardo di Venere, lo strabismo, che si traduce nella capacità di vedere la contemporaneità dei simili e dei differenti, che dà ai rapporti la loro sessualità, che spinge ad assumere se stesse e il mondo diviene, per l'autrice, quel che permette di essere "liberamente e rispettosamente seducenti".
UNA SCOMMESSA. La Casa di accoglienza delle donne maltrattate a Milano
Le autrici raccontano il percorso politico che le ha condotte a fondare la Casa delle donne maltrattate. Cominciano dalla loro esperienza nell'Unione Donne Italiane (UDI) di Milano, "luogo e sede prestigiosa dell'emancipazione prima e della progettualità autonoma delle donne in seguito". Narrano le scelte e i problemi che hanno incontrato e risolto; spiegano attraverso quali modi di espressione e di relazione sono riuscite ad avere con ciascuna donna un legame politico, partendo dalle sue difficoltà. Come esse scrivono: "L'organizzazione e la gestione della vita propria e altrui è un onere ed un'opportunità che ancora non hanno trovato il proprio statuto simbolico se non nel panegirico della famiglia e dell'importanza della donna nel sociale. Sappiamo che il territorio in cui ci muoviamo è di frontiera simbolica e di rischio quotidiano. Sappiamo anche che il nostro sguardo è ancora di indagine oltre che di esperienza".
NELL'INSIEME E NEL DETTAGLIO
Sembra che le donne lesbiche che hanno lavorato e lavorano all'interno del movimento delle donne abbiano mantenuto la capacità di uno sguardo bifocale. Uno sguardo che sa cogliere l'insieme di un pensiero femminile che si rappresenta con una pretesa di egemonia sul mondo, e insieme il dettaglio materiale delle relazioni e dei legami che costituiscono la struttura molecolare del genere politico. Si tratta di una capacità eminentemente politica , ma essa rimarrà inutilizzata -secondo l'autrice - fin tanto che le donne lesbiche non arriveranno a "esplicitare, al di là di reticenze e mimetismi - attraverso i quali, negandosi, negano la libertà femminile - che mutamento di pratica ha comportato e comporta, che necessità sottende, l'investimento della loro vita verso un'altra donna. Quale dimensione di libertà femminile costruisce, quale svelamento opera e, quindi, quale autorevolezza fonda".
OMBRE DI CAPARBIE ESISTENZE
L'autrice delle tre tavole spiega che ha voluto seguire questo percorso fra "esistenze arboree", affascinata dalla loro capacità di lottare per sopravvivere; "nonostante cemento e asfalto, loro caparbiamente trovano un terreno per le radici, un sole e un appiglio per allargare le loro foglie, ricreando la ricchezza del gioco di mille ombre, testimoni della loro esistenza".
LA PRATICA DELLA DIFFERENZA SESSUALE E IL PENSIERO FEMMINISTA IN ITALIA
Teresa De Lauretis ha tradotto il libro Non credere di avere dei diritti della Libreria delle donne di Milano (pubblicato negli Stati Uniti con il titolo Sexual Difference. A Theory of Social Symbolic Practice, Bloomington, Indiana, Indiana Univ. Press, 1991, pp. 110). Questo saggio è l'introduzione di quell'edizione. L'autrice si rivolge alle ricercatrici americane per offrire loro "non soltanto uno dei maggiori testi teorici del femminismo italiano, ma anche un libro che, mentre elabora una teoria critica della cultura basata sulla pratica della differenza sessuale, ricostruisce una storia del femminismo in Italia da una posizione particolare, che è la collocazione sociale e politica delle autrici". De Lauretis delinea tutti i punti di riferimento per collocare l'esperienza delle autrici nel contesto - complesso e articolato - del femminismo italiano, come anche nel filone della tradizione filosofica del ventesimo secolo, senza trascurare il taglio epistemologico consapevolmente operato appunto dalla teoria e dalla pratica della libertà femminile. De Lauretis osserva trattarsi di una libertà che "paradossalmente, non rivendica i diritti della donna, né la parità di diritti per legge, ma chiede soltanto un pieno rendere conto alle donne, politico e personale: nel pensiero occidentale non è mai emerso un concetto tanto straordinario e radicale". Il saggio mette in rilievo il significato del lesbismo nella tradizione italiana e nella concezione politica delle autrici del libro: una lettera-riflessione di Luisa Muraro dà a questa questione un inedito contributo interpretativo.

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