PER ANGELA, DWF (73) 2007, 1

Editoriale

La notizia della morte di Angela Putino ci è arrivata addosso d’improvviso a metà gennaio, mentre già stavamo lavorando al primo numero del 2007; lasciando da parte e rimandando al numero successivo i ragionamenti già avviati, abbiamo subito deciso di dedicarlo a lei, per onorare e rilanciare il suo pensiero fino all’ultimo “guerriero”. Angela era una donna a tutte noi molto vicina, singolarmente e nel suo rapporto con DWF, che pur prendendo negli anni forme diverse non si era mai interrotto, e si stava anzi rinsaldando in vista di una nuova e più stretta collaborazione. Sappiamo che ci mancheranno la sua intensità, le provocazioni mai gratuite del suo lucido sguardo sul mondo, l’instancabile tessitura di idee e progetti che metteva in atto.

L’ultimo progetto, da poco avviato, era il sito “adateoriafemminista”, aperto insieme a Lucia Mastrodomenico, anche lei scomparsa all’inizio di quest’anno, e a Nadia Nappo, Stefania Tarantino, Marilù Parisi, Marina Bruzzese, Maria Vittoria Montemurro, Amalia Mele, Stefano Perna e Tristana Dini. A quest’ultima abbiamo chiesto dunque di presentare brevemente il sito, dopo le poche dense parole di Rosetta Stella, che in un rapido schizzo fa rivivere agli occhi del cuore e della mente la piccola grande figura di Angela – “uno scricciolo di donna, tutta mente, parole e passioni. Tutta vento” – e i luoghi e le relazioni della sua vita.

Ripubblichiamo poi, come peraltro Angela ci aveva chiesto – per il permanere nel tempo che la materialità di una rivista stampata offre rispetto alla volatile comunicazione della rete – il suo ultimo scritto, “Cultura del Sistema”, atto di amore e di rabbia verso la sua città, già apparso appunto nel sito. Segue la riflessione di Paola Masi e Patrizia Cacioli sul momento di passaggio di DWF che vide Angela, che già aveva scritto per noi, iniziare un periodo di regolare collaborazione con la rubrica “Themis”, di cui si ricordano impostazione e tematiche. Infine, sempre a partire da “Themis” ma più in profondità, Federica Giardini ripercorre il contributo originale di Angela al pensiero femminista italiano. Non per “atto di giustizia, né ricordo” ma perché sia – come vorremmo fosse tutto questo numero, “spazio e occasione per scoprire e pensare lo stato delle cose al presente”.

Indice

MATERIA

SENZA TITOLO
Capitano strane cose ai funerali. Può capitare per esempio, che la giornata sia carica di pioggia e che però non piova o che l’aria sia grondante d’umidità ma che non faccia freddo. Può capitare che l’isola di Capri, di solito ben visibile al largo della collina di Mergellina a Napoli, si neghi alla vista per via della nebbia. E che poi, all’improvviso uno squarcio di luce la illumini con nitida fisionomia non appena la piccola bara varca la soglia di casa per andare alla sua sepoltura. Un saluto, un addio. Era così leggera, quella di Angela, che sono bastati due soli uomini a caricarsela sulle spalle per portarla via. Era uno scricciolo di donna, tutta mente, parole e passioni. Tutta vento.
ADATEORIAFEMMINISTA
Ricondurre ad un momento iniziale, fondativo, ad un’unica causa la nascita di Ada teoria femminista è praticamente impossibile. Pure, se dovessimo semplificare in una sola traiettoria, raccogliere in un solo vettore, le forze che hanno portato alla sua nascita, quel vettore andrebbe identificato nel desiderio di teoria. Ada è nata dal bisogno di produrre possibili punti di avvistamento per la realtà in un momento in cui ci sembrava che le pratiche femministe stessero perdendo forza, irrigidendosi nell’uso condizionato, nella ripetizione di idee senza presa.
CULTURA DEL SISTEMA
Neoliberismo e camorra Non molto tempo fa, in testi che oggi vengono riletti e forse anche capiti, uno dei più significativi pensatori del Novecento sostenne che ciò che rende possibile la presa del potere su di noi è la sua parte invisibile. Tutti analizziamo in un modo o nell’altro il potere, un potere, o ciò che crediamo lo renda possibile; e misurandoci in questo rapporto lo comprendiamo e lo crediamo effettuale nei modi con cui ce lo spieghiamo; solo che le spiegazioni, le analisi che effettuiamo sono relative a quegli aspetti per cui il potere ci risulta, in fin dei conti, tollerabile.
ANGELA, THEMIS, DWF
Per le donne che nel 1986 decisero di rilanciare DWF trasformandola da rivista orientata agli women studies a spazio per la riflessione e l’agire politico, Angela Putino è stata una relazione importante e su cui contare. Angela Putino ci interessava per molti motivi: ancorava il proprio pensiero ai fatti della politica, manteneva un radicamento vivo nella propria città, era idiosincratica alle ‘mode’ – a partire da quelle del femminismo –, praticava continui spiazzamenti di sé e degli altri.
PENSIERI GUERRIERI
Non è atto di giustizia, né ricordo, quel che avviene nell’attraversare il corpo dei testi di una pensatrice. Piuttosto, come lei l’ha chiamata, un’intima estraneità: la distanza che è concessa da una parola scritta, da un percorso che si e ci consegna qualcosa. Spazio e occasione per scoprire e pensare lo stato delle cose al presente. Differenza sessuale 1986, prima uscita di Angela Putino per DWF. Sono anni di felice dispiegamento per il pensiero della differenza sessuale: gli anni di discussione, di reinvenzione della politica stanno uscendo allo scoperto della scrittura. Se è nel 1985 che esce l’edizione italiana di Etica della differenza sessuale di Luce Irigaray, è del 1987 il primo libro della comunità filosofica femminile di Diotima, Il pensiero della differenza sessuale.

POLIEDRA

ECOFEMMINISMO. Una presentazione critica
L’intento del presente articolo è quello di analizzare alcuni nodi problematici della teoria Ecofemminista introducendone le tematiche fondamentali e presentando le principali critiche cui è soggetta. Partendo da una analisi storica, verranno presentate la variante culturale e quella sociale della teoria, con particolare attenzione alle implicazioni logiche relative al concetto di “dualismo”. In conclusione viene proposto un particolare punto di vista, definito Ecological Humanities, che, prendendo le mosse dal pensiero ecofemminista, estende il suo interesse ad una più generale visione della relazione tra umanità e ambiente.
LANGUORE DELLA CARNE, BISBOCCIA DEL PENSIERO. Audace lettura di un racconto di Anna Maria Ortese
Le scrittrici non hanno mai goduto di successo presso la critica, quelle italiane in particolar modo, causa una tradizione letteraria particolarmente ingombrante nel suo peso specifico e molto strutturata nelle sue categorie critiche, forse per la mancanza di un territorio materno più ancora che paterno, la cosiddetta madre patria, termine che coniuga due entità diverse ma entrambe necessarie per un radicamento da cui poter prendere poi distanza per introdurvi elementi di ripensamento anche radicale. Solo in questi ultimi trenta anni – e non è un caso che le date coincidano con quelle del movimento delle donne degli anni Settanta – grazie al lavorìo delle donne che hanno fatto e fanno critica a partire dalla propria differenza sono emerse questioni che le scrittrici da tempo avevano individuato come temi del loro operare, spesso in solitudine se non proprio in condizioni di isolamento, come nel caso di Anna Maria Ortese. Leggendaria la povertà in cui ha vissuto Anna Maria Ortese, povertà se non più propriamente miseria economica, ma non certo di parole, di visionarietà che ha spaventato spesso la critica, tranne rare eccezioni, ma che invece le donne hanno accolto tra le loro mani interrogandola e accogliendola come un dono prezioso.

SELECTA

RECENSIONI Rampello/RICCI; Guarracino/CURTI; Bono/TRAINA; Tonelli/GENDER, ETICA E INTERCULTURALITÀ – Convegno di studi: Trento, 30 novembre-2 dicembre 2006