NOTE SULLA LIBERTÀ, DWF (29) 1996, 1

Editoriale

Una delle questioni poste dalla redazione riguarda il legame contraddittorio tra libertà e necessità; la relazione, discontinua e difficile, che le donne vivono nell’agire la loro libertà; i sentimenti complessi che accompagnano questo esercizio quotidiano. Un equivoco che va certamente chiarito è quello che intende la libertà come un passaporto per la felicità.

Per vivere la nostra libertà con grande agio e leggerezza bisogna riaffermare la frattura epistemologica prodotta dal soggetto femminile/femminista. È necessario inoltre poter contare su “donne sapienti che infrangano il concetto di competenza intesa come appartenenza a una oligarchia”.

Indice

DOPO UN POLTERGEIST
La felicità càpita. Come e quanto possiamo descrivere il grado di felicità che càpita in politica? Questa è la domanda di Tatafiore, cui risponde in modo molto soggettivo e tuttavia con una piena comprensione delle questioni che le donne affrontano in questa epoca, segnata dalla fine del patriarcato. Questo non significa "la fine dell'economia di mercato, dell'omologazione capitalistica, con tutte le sue conseguenze in termini di infelicità".
IL FANTASMA DELLA FELICITÀ
Secondo l'autrice, c'è un'autentica possibilità che l'antico ruolo e compito assegnato alle donne nel creare e mantenere "l'armonia del mondo" possa essere riproposto, nonostante le politiche di emancipazione e le pratiche femministe. Marino propone un significato "orizzontale" di libertà, quale eleuteria, un'esperienza relazionale che si fonda nello spazio di scambio politico tra donne. Per rappresentare cosa accade fra e alle donne "manchiamo ancora di adeguati criteri narrativi e di interpretazione, così che guadagni e perdite, vantaggi e svantaggi, felicità e infelicità, assumono senso e forma nuovi tutti da decodificare".
ASCOLTANDO PECHINO
L'autrice riflette sulla Conferenza di Pechino quale evento sessuato, concentrandosi sui soggetti politici che l'hanno creata e che ne hanno prodotto il senso. Pechino ci ha insegnato che oggi in tutto il mondo ci sono donne che, a prescindere da quanto possa essere terribile la loro situazione, non concepiscono la libertà femminile separata da una trasformazione della realtà. La libertà femminile non viene "dopo" i cambiamenti politici, economici, strutturali. Non più.
LUCREZIA. Storia antica, storia vecchia
In questa sezione della rivista una studiosa femminista presenta una studiosa più giovane. Questo articolo, di una giovanissima studiosa, prende in esame il poemetto di Shakespeare The rape of Lucrece in una prospettiva linguistica e storica. L'autrice delinea la costruzione della femminilità attraverso le metafore (cera e terra) che assegnano alle donne una posizione subordinata, collegando questa costruzione all'organizzazione sociale e giuridica del mondo romano.
IN MEMORIA DI MARIA TERESA MORREALE
L'autrice, fondatrice della rivista, ricorda la vita e la personalità di Maria Teresa Morreale, il loro rapporto di amicizia, la collaborazione nei primi anni di DWF, fino alla malattia e alla morte.
MALINA O LA SOPRAFFAZIONE DELL'IO FEMMINILE
In onore della studiosa e della collaboratrice, si riproduce il saggio pubblicato nel primo numero di DWF, dell'ottobre 1975. Malina, un romanzo dell'autrice austriaca Ingeborg Bachmann, morta a Roma nell'ottobre del 1973, esprime l'estremo malessere di una donna incapace di avere un rapporto soddisfacente sia con la realtà che la circonda sia con i due uomini con i quali, in modi diversi, divide la vita. Il saggio di M. T. Morreale sottolinea la connessione tra la protagonista e l'autrice del racconto. E la più generale condizione di isolamento in cui una donna, per quanto emancipata e libera possa essere, si trova costretta a vivere oggi. Malina, un racconto autobiografico accurato ed espressivo nella forma, istituisce uno stretto nesso tra la protagonista e l'autrice. Bachmann, la cui vita era quella di un'intellettuale, di una scrittrice e insieme di una donna, una vita intensa e piena di sofferenza al contempo, dà al suo racconto una dimensione esistenziale che coinvolge tutte le donne avvertite della "condizione femminile", come elemento di discriminazione, così come tutte quelle che ne stanno gradualmente prendendo atto. E poiché una donna non è un'entità separata dalla specie, il tema del racconto riguarda tutta l'umanità.
INCONTRO CON AMALIA ROSSELLI
Nel febbraio 1981 la grande poeta Amelia Rosselli, morta suicida poco tempo fa, inaugurò il primo laboratorio di poesia del Centro studi "donnawomanfemme"; Camboni era allora presidente del Centro. "Questo testo, frutto di quell'incontro, si presenta quasi come una narrazione autobiografica, un percorso che in tappe successive ci conduce attraverso la vita e l'esperienza artistica di una donna alla cui poesia spetta un posto particolare nella letteratura italiana contemporanea (…) a pochi giorni dalla sua scomparsa, recuperare le parole di quell'incontro è stato come riconoscersi destinatarie di un lascito".

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