MOSTRARE IL CAMBIAMENTO. Donne politica spettacolo/2, DWF (69) 2006, 1

Editoriale

In questo numero di DWF si parla dell’individuazione di alcune figure di donne contemporanee significative nelle arti performative, e di altre donne capaci di far emergere la politicità del loro lavoro in termini parlanti per la nostra sensibilità. Per nostra intendendo quella di donne, ormai di diverse generazioni e sicuramente di diverse esperienze, accomunate però da una appartenenza di genere scelta e non subita, autonomamente significata nella relazione con altre, e dall’amore per la libertà femminile e per quella trasformazione di sé che chiama in causa il mondo.

Artiste di formazione diversa, provenienti da una varietà di luoghi e di culture, non necessariamente femministe (anzi, in alcuni casi – Sarah Kane, Ariane Mnouchkine – quasi infastidite dalla possibile imposizione di una connotazione sessuata al loro lavoro), donne di spettacolo in una accezione ampia del termine: drammaturghe, registe, attrici, artiste della performance, da “leggere” a nostro vantaggio, per quel di più del linguaggio artistico che sa dire oltre le intenzioni di chi dice e che – soprattutto nelle arti performative, dove il corpo è segno e significato – non può mantenere una opaca neutralità.

Alcune di queste donne sono “…Julia Varley – attrice dell’Odin Teatret; Odile Sankara e Werewere Liking– eclettiche donne di spettacolo africane; Sarah Kane e Caryl Churchill– drammaturghe inglesi di due generazioni successive; Ariane Mnouchkine – regista geniale e innovativa; Marina Abramovic´ – performer e figura di primo piano nelle arti visive.

(pb)

Indice

MATERIA

RENDERE VISIBILE L'INVISIBILE. Il corpo politico di Marina Abramovic'
Come può una performance trasformare un corpo femminile in un corpo politico, con ciò rendendo visibili e, possibilmente, decostruiti, gli stereotipi ad esso collegati? Come può una pratica artistica - incentrata sul corpo - proporre nuove letture della soggettività ancorata a questo corpo? Iniziando da queste domande, l'articolo si concentra su alcune performances di Marina Abramovic', una visual artist serba nata in Montenegro, che ora vive ad Amsterdam. L'articolo esplora gli esperimenti della body art degli anni Settanta accompagnati da dolore, fino ai suoi lavori dedicati ai conflitti nei Balcani e ai "relational objects" degli anni Novanta. Cercando di mostrare come il corpo diventa, in ogni singolo caso, un testo da scrivere, e dal quale iniziare a riscrivere significati e relazioni, l'articolo indica come le performances di Abramovic' possono essere esempi unici e originali di come l'identità femminile possa essere spostata, e con ciò ri-piazzata (re-interpretata), in un corpo politico (o in una politica del corpo) che sfugge ad ogni specifica "ideologia del visibile".
WEREWERE LIKING. Un’arte del desiderio
Werewere Liking è una scrittrice e un'artista del Cameroon che ha fondato una comunità urbana di artisti, Ki-Yi Village, ad Abidjan, in Costa D'Avorio, nel 1985. Questa comunità è diventata famosa soprattutto per il suo teatro, un caso davvero interessante di sintesi fra le riflessioni teoriche di Liking sul cambiamento della società e la rigenerazione, e l'esperienza sociale della stessa comunità. Per quasi vent'anni questo gruppo ha recitato una parte importante nella "lotta per l'identità" africana (Bhabha), resistendo all'egemonia dei discorsi nazionalisti e maschilisti. La stretta relazione fra i discorsi di Liking e la sperimentazione del Ki-Yi Village, ha portato l'autrice a considerare l'intero fenomeno (discorso, pratica sociale e lavoro artistico) come una sorta di movimento profetico. Il profetismo di Liking ha tuttavia rivelato da solo di appartenere ad una specie particolare: un profetismo artistico. Il nucleo della sua profezia è il ruolo delle arti, e della creatività, nel processo di rigenerazione nelle società africane contemporanee.
CARYL CHURCHILL. Nel contesto della storia
La fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta furono un periodo di grandi cambiamenti in tutto il mondo occidentale; il movimento studentesco, il movimento pacifista, il femminismo...e una diffusa voglia di sperimentare che si fece sentire in ogni campo artistico. Per la drammaturga inglese Caryl Churchill, gli anni Settanta furono anche un punto di svolta, personale e professionale, grazie al suo lavoro con due compagnie teatrali - Monstrous Regiment e Joint Stock - che furono entrambe impegnate politicamente e desiderose di sperimentare nuove forme e nuove tecniche.

POLIEDRA

DWF ONLOINE. La nascita di un progetto
La fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta furono un periodo di grandi cambiamenti in tutto il mondo occidentale; il movimento studentesco, il movimento pacifista, il femminismo...e una diffusa voglia di sperimentare che si fece sentire in ogni campo artistico. Per la drammaturga inglese Caryl Churchill, gli anni Settanta furono anche un punto di svolta, personale e professionale, grazie al suo lavoro con due compagnie teatrali - Monstrous Regiment e Joint Stock - che furono entrambe impegnate politicamente e desiderose di sperimentare nuove forme e nuove tecniche.

SELECTA

RECENSIONI Festinese/FANARA, GIOVANNELLI