MI PIACE NON MI PIACE, DWF (1) 1986, 1

Editoriale

Si constata che la storia del genere femminile è intessuta su una dinamica fra adesione e riserva rispetto ai modelli e al controllo imposto dal patriarcato. Nella maturità dei movimenti politici delle donne, la consapevolezza di questa dinamica crea uno spazio nuovo che va indagato. Si motiva così la necessità di introdurre una categoria conoscitiva che sottolinei la non separazione tra soggetto e oggetto della conoscenza. Tale categoria viene nominata ‘mi piace, non mi piace’.

Essa postula una soggettività che si interroga sull’esistenza e sul significato, storico e personale, dei propri interessi; consente l’autolegittimazione e la valorizzazione delle differenze tra donne; può diventare misura della propria coerenza etica; produce un utile politico che sta nella differenza delle individualità giocate e nella scommessa sulla loro comunicazione.

Indice

PER UN PROGETTO DI DWF
Si delinea il progetto con cui si apre la nuova serie della rivista. L'intento politico è di mettere in comunicazione le identità dei diversi gruppi esistenti, anzitutto esplicitando le ipotesi, i modelli e le esperienze di femminilità sottesi ad ogni ricerca e comportamento. Rifiutando un uso moderato delle ipotesi, la rivista si propone come luogo delle singolarità che non si sottraggono all'appartenenza: al proprio sesso, alla storia di genere, ad una storia politica, mettendo tuttavia in discussione ciò che ormai è stato codificato nel mondo come "femminismo".
AUTOSCATTI
Il saggio traccia una storia della rappresentazione di sé nelle idee e nella produzione culturale del femminismo. L'autrice mette in evidenza i passaggi dalla critica delle rappresentazioni maschili date, alla produzione di un sapere autonomo. Nella seconda parte analizza le "figure" predominanti e innovative a partire dalle quali si è espressa nel femminismo la rappresentazione di sé. Esse sono i fluidi e la migrazione. Le modalità, le forme, le categorie di queste due "figure" sono esaminate attraverso l'analisi di una serie di scritti femministi, per suggerire la possibilità di cercare e di creare nuove forme di autorappresentazione.
JE NE REGRETTE RIEN
È una storia del femminismo italiano tracciata da un protagonista attraverso l'analisi di alcuni termini tipici di questi ultimi anni (movimento, organizzazione, spontaneismo, affidamento). L'autrice descrive i passaggi, le tappe significative, le condizioni che hanno determinato l'autorità di queste parole nella prospettiva di ricostruire la storia dei rapporti politici fra donne nel movimento femminista. Prende in esame in particolare il termine più recente, 'affidamento', seguendo il criterio "mi piace, non mi piace". 'Affidamento' significa "un rapporto di fiducia tra due donne nella disparità", è comparso come pratica politica in un testo, Più donne che uomini, prodotto da un gruppo appartenente alla Libreria delle donne di Milano. L'autrice polemizza su certi aspetti di questa pratica: separazione tra soggetto individuale e collettivo, assenza di una prospettiva storica che collochi la proposta di questa pratica nel contesto del movimento femminista, rigidità e conseguente gerarchizzazione dei rapporti tra donne. Apprezza invece il linguaggio diretto e una rappresentazione non misera dell'esser donna. Il saggio sottolinea infine l'interesse che la proposta ha suscitato in Italia.
RITI DI PASSAGGIO
Saggio sugli aspetti materiali del lavoro intellettuale femminile che, in ogni caso, sono carichi di significati simbolici implicanti la presenza di chi produce come soggetto intero. Attraverso la testimonianza di scrittrici, l'autrice sottolinea l'importanza delle fasi di passaggio dal soggetto all'oggetto, vale a dire la produzione intellettuale propriamente detta. Queste fasi sono riti, riti di passaggio. Autolegittimazione, sensazione di perdita di sé, angoscia, purificazione, concentrazione, tutto questo si produce attraverso gesti precisi, riti propiziatori e in luoghi determinati. La tavola libera, la casa ordinata, la scelta del colore della carta, grandi fogli, fogli piccoli, stilografiche: ogni donna assume e sceglie forme differenti.
ALL'INTERNO DI UN PROGETTO
Un gruppo di donne che, nel 1980, ha fondato una cooperativa di ricerca socio-economica, descrive i motivi, le difficoltà, le sfide, che hanno determinato la nascita del loro progetto e la sua evoluzione nel corso degli anni. Le autrici analizzano, in particolare, i riti di passaggio dalla fase iniziale alla fase attuale, sottolineando come i rapporti fra le appartenenti al gruppo hanno caratterizzato questi anni di lavoro comune.
LA FINE DI UNA TRASGRESSIONE
È la testimonianza di una donna sulla sua esperienza di partigiana durante la Resistenza. Racconta alcuni particolari episodi e sottolinea il rapporto tra quegli eventi e la memoria comune, e la sua propria memoria per il significato che hanno nella sua realtà di oggi.
INCHIOSTRI
Nel breve testo l'artista interpreta in forma evocativa il senso dei suoi "Inchiostri", qui rappresentati da 12 tavole.
IL SOGNO COMPLICE DELLA PERFEZIONE
Il saggio esamina le forme e i contenuti della rappresentazione di sé prodotti dal cinema delle donne. L'analisi mostra come il cinema si collochi, più direttamente della scrittura o di ogni teorizzazione astratta, nella zona intermedia tra sogno e realtà. Questo permette all'autrice di utilizzare la produzione filmica per mettere in evidenza le immagini oniriche o inconsce che sono alla base della rappresentazione di sé. A partire da questa premessa, l'analisi si articola in tre parti: le immagini del corpo femminile nel cinema classico e in quello delle donne; le forme di "sguardo" di tre registe (M. v. Trotta, M. Duras, C. Ackermann); la prospettiva della spettatrice. Nelle conclusioni, l'autrice propone un'interpretazione filosofico-psicoanalitica delle condizioni che permettono al soggetto femminile di vivere "l'illusione" rappresentata e/o creata sullo schermo.
LA TEORIA HA I PIEDI FREDDI
Il saggio tratta del rapporto tra esperienza reale, emozioni e pensiero teorico nella scrittura femminile. A questo proposito, l'autrice ripercorre le ragioni e i contenuti di uno dei suoi libri, L'infamia originaria, che costituisce uno dei riferimenti teorici del movimento femminista italiano degli anni settanta. Vuol mettere in evidenza come, in una donna, il fatto di produrre teoria sia legato alla coscienza della sua propria vita, all'esperienza del proprio corpo, sia per sostenerla che per esserne rafforzata. Partendo dalla difficoltà femminile di produrre un pensiero teorico, l'autrice descrive questo processo come una sorta di rinascita, o come un modo di prendersi cura di sé che si oppone alle sfide impossibili della propria esistenza. Con il supporto di strumenti letterari e psicoanalitici, l'autrice rilegge oggi il suo stesso libro che si collega direttamente al pensiero politico femminista.
DELLA SERIE "AMORI IMPOSSIBILI"
Il breve testo evoca una speciale relazione di vita con un soggetto che rimane irrimediabilmente "altro".
DAL DONO ALLA TARIFFA
Il campo di indagine di questo saggio è costituito dalle relazioni fra uomo e donna implicanti uno scambio sessuale-economico. Da parte della donna si tratta di una prestazione a carattere variabile comprendente l'uso o l'accessibilità sessuale: da parte maschile è una retribuzione di varia natura legata alla possibilità di un uso sessuale della donna. Queste relazioni costituiscono un continuum all'estremità del quale si possono collocare i rapporti freddamente definiti con una tariffa e con prestazioni che sono proprie di certe forme di prostituzione. L'autrice propone una nuova definizione del campo concettuale dello scambio sessual-economico che comprende anche la prostituzione. Propone poi un'analisi dell'alienazione della sessualità delle donne attraverso il dono o il pagamento.

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