MATERNITÀ E IMPERIALISMO, Nuova DWF (6-7) 1978

Editoriale

Questo numero vuol essere un ulteriore contributo all’opera di smantellamento che le donne stanno conducendo dell’ideologia del ruolo materno, che le nega come persone. Si rivendica il diritto ad una maternità liberamente scelta – siamo nel pieno della discussione sulla legge dell’aborto – di cui tutta la collettività, però, e non solo le madri, si faccia carico.
Si annuncia la decisione di editare la rivista in proprio e non più con l’Editore Coines.

Indice

MATERNITÀ E IMPERIALISMO.
Il tasso di mortalità infantile che si registrava in Gran Bretagna tra la fine del diciannovesimo e l'inizio del ventesimo secolo provocò grandi preoccupazioni tra gli intellettuali e i medici. Ma il dibattito di allora su tale problema mostra che ciò che gli intellettuali avevano a cuore era non tanto la salute dei bambini quanto piuttosto il deterioramento della razza in un'epoca in cui la Gran Bretagna aveva bisogno di una popolazione numerosa e vigorosa per far fronte alla propria politica imperialista. L'analisi delle cause della mortalità infantile mancava quasi del tutto di una ricerca sull'influenza dei fattori ambientali della vita e del lavoro della classe operaia, e la mortalità infantile era attribuita principalmente alla presunta ignoranza e negligenza delle madri. C'era dunque un'intensa propaganda per l'istruzione delle madri in particolare e delle donne in generale con la creazione di istituzioni specifiche come la Scuola per madri di San Pancrazio allo scopo di proporre un'immagine ideale di madre e di generatrice delle future generazioni di cittadini e soldati. La madre ideale era soprattutto tenuta a occuparsi della casa e dei bambini, senza lavorare fuori delle mura domestiche. Doveva allevare i figli nel rispetto dell'autorità secondo quelle norme di comportamento che corrispondevano ai principi di una vita sana, ma che in realtà corrispondevano ai modelli di vita borghese. La creazione e il rafforzamento del mito della maternità rispondeva dunque non soltanto alle esigenze della politica imperialista, ma anche a quelle di una società basata sullo sfruttamento della classe operaia e sulla subordinazione delle donne.
MATERNITÀ VOLONTARIA. Gli inizi del movimento per il controllo delle nascite negli Stati Uniti
La maternità volontaria - primo termine generale per esprimere la richiesta femminista di un controllo delle nascite negli Stati Uniti nel periodo 1870-1890 - è stato quasi unicamente uno strumento per rafforzare la posizione della donna in seno al matrimonio tradizionale. La convergenza tra le suffragette e il gruppo dell'Amore libero di fronte alla riproduzione e al suo senso sociale non escludevano una grande divergenza politica. Le idee sul controllo delle nascite non includevano la contraccezione. Il gruppo dell'Amore libero idealizzava l'autocontrollo sessuale e imponeva dei periodi di astinenza nella coppia, pur così garantendo alla donna sposata il diritto di rifiutare il marito. Su questo punto anche le suffragette erano d'accordo. Si temeva che la legalizzazione della contraccezione avrebbe aumentato la libertà degli uomini senza migliorare la situazione concreta delle donne; è questo il motivo per cui i gruppi a favore della maternità volontaria erano per una maggiore restrizione sessuale e condividevano l'ideologia della maternità dell'epoca, accettando completamente la divisione dei ruoli sessuali.
LA MATERNITÀ IN GIOVANNI BELLINI
La maternità, soglia tra natura e cultura, ha due aspetti; un aspetto simbolico/paterno, e uno materno/omosessuale. Il primo, posto sul versante della coerenza sociale, considera la maternità come niente più che una rivendicazione fallica. Qualsiasi negazione di questo aspetto utilitaristico, simbolico e sociale ci conduce a una profonda impasse che solo il linguaggio dell'arte può illuminare. L'artista infatti testimonia, con il suo linguaggio e con la sua identificazione con la madre - identificazione incestuosa o feticistica -, del proprio piacere translibidinale. Questi due atteggiamenti sono esemplificati da Leonardo da Vinci (feticista) e da Giovanni Bellini (incestuoso). L'autrice, attraverso le biografie dei pittori, mette in luce le qualità delle loro opere. Bellini è particolarmente interessante poiché riesce a ritrarre gli aspetti elementari, presimbolici, della maternità.
RUOLO MATERNO E IDENTITÀ PERSONALE. A proposito di movimento delle donne e psicanalisi
In questo articolo l'autrice analizza il rapporto tra la psicoanalisi e i temi elaborati dal movimento di liberazione della donna, sia dal punto di vista culturale sia dal punto di vista specifico della prassi analitica. Nell'analisi dell'oppressione della donna, la psicoanalisi è particolarmente ambigua poiché implica due finalità contrapposte, una repressiva, l'altra liberatoria. Ciò è dovuto ad una contraddizione che segna gli inizi di questa scienza, contraddizione metodologica tra teoria e pratica. L'effetto repressivo è soprattutto dovuto al condizionamento ideologico che esercita, dati i suoi fondamenti teorici di scienza naturale, basati su un metodo di pensiero oggettivante, mentre la prassi psicoanalitica segue un pensiero dialettico caratteristico delle scienze sociali. È sotto questo secondo aspetto che la psicoanalisi può dare al movimento delle donne uno strumento valido di conoscenza trasformatrice. L'autrice prende poi criticamente in esame le varie correnti psicoanalitiche rispetto all'oppressione femminile, mettendo in luce il lato, a suo avviso, positivo e negativo di ognuna. Sono prese in considerazione le teorie di Freud, Lacan, Melanie Klein, Fairbairn, Winnicott, e in modo più dettagliato, quella di C.G. Jung.
INCONSCIO MATERNO E TEORIA DELLA PERSONALITÀ. Note critiche a Lacan
L'avvento di nuovi soggetti sociali - quali le donne - nella lotta politica e al livello della coscienza, impone la formulazione di una "teoria della personalità" libera da elementi ideologici dovuti a condizioni storiche e scientifiche superate. Il rinnovamento della "teoria della personalità" si basa su una nuova "teoria dell'inconscio" che prende in considerazione critica la posizione della madre. La relazione madre/figlio deve dunque essere analizzata dal punto di vista dei bisogni storicamente determinati e culturalmente indotti. L'autrice critica sia la "teoria della libido" freudiana centrata su una concezione biologica delle pulsioni, sia le tesi di Lacan, sviluppate a partire dalla "teoria degli oggetti" di Melanie Klein. Lacan, pur superando il biologismo freudiano e legando l'Edipo alla realtà dei rapporti sociali, mantiene una visione estremamente idealistica e antistorica dei rapporti familiari riducendo la funzione simbolica della madre alla sola rappresentazione fallica. Così facendo avvalla l'inferiorità sociale della donna.
Dibattito [Per un dibattito sulla legge dell'aborto]
"La recente approvazione della legge sull'aborto ha suscitato ovunque una serie di dibattiti, sia sui principi informatori della legge sia sulle difficoltà per applicarla. Piuttosto che offrire un panorama delle questioni, per altro ancora fluido e per certi versi contraddittorio, abbiamo preferito seguire un'altra via. Abbiamo incontrato alcune compagne che operano professionalmente nei diversi settori delle istituzioni giuridiche per avviare un nostro dibattito. Queste 'carte di lavoro' costituiscono il frutto di tre riunioni in cui ognuna delle partecipanti (Renata Paolini, Laura Remiddi, Elena Marinucci, Antonietta Carestia, Gabriella Luccioli) si è espressa nel suo campo specifico, mettendo a confronto le proprie riflessioni con quelle delle colleghe".