CASA DOLCE CASA, Nuova DWF (19-20) 1982

Editoriale

Nel pensare ad una situazione abitativa ha operato costantemente una negazione della soggettività femminile autonoma. Neppure nel femminismo si è pensato alla casa come luogo in cui riconoscersi, in cui riportare quel progetto di soggettività, di individualità, che si andava elaborando nel sociale. A partire da queste considerazioni, il numero sviluppa una riflessione sull’abitare.

Indice

CULTURA DELLA CASA NELL'ITALIA DEL DOPOGUERRA
In Italia non è mai esistita una "cultura dell'abitazione" e, soprattutto, una cultura "moderna", contrariamente ai paesi anglosassoni. Nella nostra storia, la dimensione esterna della città, della strada, delle piazze, ha prevalso sullo spazio interno domestico. D'altra parte, il passaggio da un'economia e da una cultura agricola a un'economia e cultura industriali legate alla massiccia urbanizzazione ha creato il bisogno di un progetto di alloggio piuttosto che di "abitazione". Di fronte a questa situazione, la donna ha avuto due possibilità: rifiutarsi o subire passivamente, con il risentimento in fondo al cuore. L'autrice ricostruisce la storia di questo rapporto donna-alloggio-abitazione percorrendo tre fasi cruciali: la ricostruzione, la pianificazione e la fase presente in cui si creano, nonostante le resistenze e le opposizioni, le premesse per una politica pubblica e decentralizzata delle costruzioni.
LA CATEGORIA DI IGIENE E DECORO NELLA CASA DEGLI ANNI CINQUANTA. Continuità e rottura
Casa e famiglia sono indissolubilmente legate nell'elaborazione delle politiche sociali. L'autrice dimostra come il disegno della continuità dell'ordine sociale abbia sempre scelto come settore privilegiato l'abitazione per il miglioramento delle condizioni di vita. Tutto questo ha pesato nella vita quotidiana, in particolare nel campo dell'igiene e della morale. Così si passa dalle norme igieniche fasciste a una letteratura della casa in cui prevale il benessere psicologico dell'individuo e la concezione della casa individuale. Ciò sviluppa le virtù familiari, dà la possibilità di utilizzare il tempo libero in vari lavori (per i maschi) e nel lavoro casalingo (per le donne).
PARVA SED APTA MIHI. Note sulla cultura e sulla politica della casa negli anni Venti in Italia
Il fascismo non ha affrontato il problema degli alloggi seguendo una linea univoca, esclusivamente legata alla sua ideologia della famiglia e della donna. Fu soprattutto condizionato dalla situazione economica italiana, estremamente differente nelle diverse regioni. Anziché sviluppare una politica immobiliare e urbanistica che avrebbe comportato una spesa enorme per la sistemazione del territorio, il fascismo dovette costruire il più gran numero possibile di abitazioni per far fronte alla sovrappopolazione urbana che rischiava di diventare politicamente pericolosa. Perciò non si trova in Italia una concezione simile a quella delle città-giardino che si realizza in altri paesi europei. La cultura architettonica resta il più delle volte separata dai progetti del regime, è patrimonio di alcuni esperti. Questo saggio traccia le linee delle differenti politiche abitative realizzate in questo periodo e relative ai fattori strutturali della situazione italiana.
APPUNTI SUL FAMILISTERIO DI GUISA
Breve introduzione cui seguono 15 pagine con illustrazioni tratte da Le familistère de Guise ou les équivalents de la richesse. Il Familisterio fu un esperimento economico ed urbanistico attuato in Francia nel 1858 per iniziativa dell'imprenditore Jean-Baptiste-André Godin.
LE CASE NARRANTI
Attraverso associazioni, riflessioni ed ipotesi, le autrici - Vanna Gentili, Gabriella Pagliano Ungari, Viola Papetti, Jacqueline Risset - avanzano alcune idee per una ricerca sulle immagini e le rappresentazioni letterarie della casa. Dai diversi punti di vista emerge un filo conduttore: l'ipotesi della casa come funzione essenziale per l'organizzazione spazio-temporale del discorso artistico. Casa per la letteratura e letteratura che non si separa mai dalla casa, che rimane una presenza indispensabile, fosse pure "in absentia".
LA VILLA, IL TEMPIO, LA CASA, L'AULA. L'interno dei "Promessi Sposi"
L'autrice sottolinea come la lettura e la casa borghese rappresentino un tempo e uno spazio spesso interattivi. L'una dona all'altra la sua significazione. Questo è vero soprattutto per il romanzo del XIX secolo. Tuttavia, c'è un solo romanzo in Italia, agli inizi del XIX secolo I Promessi sposi, che non ha nulla a che fare con la sfera domestica. Attraverso l'analisi de I Promessi sposi, Gli sposi promessi e Fermo e Lucia, ci si rende conto che tutto il romanzo evoca un interno borghese che non è mai descritto. Nelle diverse versioni del romanzo, si assiste al passaggio dalla villa elegante alla chiesa e da un romanzo che suggerisce un'ambientazione d'interni a un romanzo che descrive l'esterno e i paesaggi.
IL TEMPO DI SOGNARE. Le donne scrivono la casa
L'autrice mette a fuoco un punto d'osservazione privilegiato della relazione donna-casa. È in particolare la letteratura anglosassone prodotta da donne che permette di fare questa osservazione. L'ipotesi è che la donna scrittrice, partendo da una riflessione sempre indispensabile sullo spazio e sugli oggetti quotidiani, amplia questa dimensione alla scoperta di uno spazio interiore, della conoscenza di sé. Da questo punto di vista viene condotta l'analisi dei romanzi di Virginia Woolf, di Doris Lessing, di Charlotte Perkins Gilman e di Francesca Sanvitale.
AL DI LÀ DELLA CASA, CHISSÀ COSA C'È... Pagine scelte da "Donne ed economia"
Brani scelti dell'opera della Perkins Gilman, pubblicata nel 1898 e tradotta in Italia dalla Pironti per le edizioni Giunti e Barbera nel 1902. L'opera, in cui l'autrice provò ad immaginare case, rifugi privati diversi e più umani, conserva ancor oggi tutta la sua provocatorietà.
CERCO CASA...
Spiritosa e veritiera testimonianza dei problemi e degli stati d'animo propri di una giovane donna, emancipata e femminista, che cerca casa.
LE CHIACCHIERONE. Femminismo e moralismo in Francia tra '800 e '900
L'autrice, attraverso l'analisi di un periodo storico determinato, si propone di sfuggire alla disputa tra lotta di sesso e lotta di classe, per concepire invece la storia delle donne come la possibile storia di un soggetto storico. Delle esplosioni femministe che si succedettero per tutto l'Ottocento e i primi anni del Novecento, quello che viene solitamente sottaciuto è che l'obbiettivo di quelle donne, come gli strumenti di lotta, rappresentarono fonte di tensione con i loro compagni socialisti o riformisti, che le loro lotte non passarono mai senza urti all'interno di grandi divisioni sociali.
LA GUERRA TRA IL PANE E L'AMORE. Il dibattito italiano sulla contraccezione tra '800 e '900
Il gruppo redazionale si propone con i saggi seguenti il tentativo di fare il punto su un argomento finora solo marginalmente affrontato dalla storiografia: il dibattito sulla contraccezione che si svolse agli inizi del Novecento in Italia, analogamente a quanto avveniva in altri paesi occidentali.
"IN DIFESA DELLA DONNA E DELLA RAZZA"
Nel periodo postunitario, in corrispondenza e a seguito del decollo industriale, si verificarono nell'assetto demografico mutamenti quantitativi e strutturali che non potevano non avere risonanza nelle analisi economiche e nel dibattito politico coevo. A partire da ciò, l'autrice traccia lo sviluppo del neomalthusianismo in Europa, soprattutto nel mondo anglosassone (notevoli i legami tra questo movimento e il femminismo americano) e successivamente in Francia. Il dibattito sul controllo delle nascite assume poi in Italia una connotazione eugenica e di sostegno al ruolo materno in tutte le diverse forze culturali e politiche partecipanti al dibattito, salvo rare eccezioni. Il movimento emanicipazionista non solo non si pronuncia sull'aborto, ma è assente anche dal dibattito sul neomalthusianismo. Dominante è il ruolo ideologico dei ginecologi.
LA GUERRA TRA IL PANE E L'AMORE
L'autrice illustra come avvenne all'interno del movimento socialista italiano dei primi anni del Novecento, fino alla prima guerra mondiale, il dibattito sul controllo delle nascite, che si intrecciò con la questione del lavoro femminile e con la polemica nei confronti dell'emancipazionismo. Fra quanti difendevano il diritto delle donne all'occupazione, nessuno rivendicò la libera maternità e il controllo delle nascite. La tendenza socialista generale era quella di riabilitare la donna-madre rispetto a quella lavoratrice.
ANNI DI PIOMBO. Un confronto fra oblio e memoria. Intervista a Margarethe von Trotta
L'intervista è condotta in occasione dell'uscita del film Anni di piombo, che traeva spunto dal "suicidio collettivo" in carcere di alcuni esponenti della Rote Armee Fraktion per analizzare - come dice la regista - non tanto il terrorismo ma un paese, la Germania, che continuamente rimuove la sua storia, il nazismo prima, il terrorismo ora.