Donne più Donne, (a cura di) Roberta Di Bella e Romina Pistone, Qanat, 2014

Con questa pubblicazione si apre la collana femminileoltre. A cura di Roberta Di Bella e Romina Pistone, il libro si propone, attraverso diversi saggi e interviste, di raccontare l’esperienza del Pride nazionale palermitano del 2013 prima, attraverso e dopo. L’impresa risulta coraggiosa e ardua già dal principio per due ragioni: la prima è strettamente legata all’ “istituzione” Pride che, proprio perché istituzione, porta con sé tutte le contraddizioni legate al rapporto con la politica prima; la seconda è legata al fatto che le donne in questo libro siano il centro politico della narrazione nel contesto LGBTIQ che tende invece spesso ad essere generalizzante e appiattito già dalla nomenclatura di gay pride – quindi mediaticamente e, a volte politicamente, concentrato sulla questione omosessuale, capace però di rendere meno urgenti le questioni lesbiche e transessuali, mettendo in secondo piano la narrazione delle donne lesbiche e femministe.

I percorsi di avvicinamento ai pride hanno sempre una grande vitalità data dalle diverse realtà di movimento e di associazionismo che si riuniscono e incontrano, a volte per la prima volta, per costruire insieme un percorso che riesca a condividere, almeno nei punti fondamentali, le istanze di tutti e tutte. Si tratta quindi di riuscire a parlare tra collettivi, associazioni e istituzioni: un’altra impresa ardua. Il libro restituisce la complessità di questo percorso, soprattutto attraverso le due interviste iniziali, a cura di Roberta Di Bella, a Barbara Amodeo – una donna del Direttivo del Coordinamento del Pride – e a Titti De Simone – presidente dello stesso Coordinamento.

Se le due interviste iniziali delineano la cornice dentro la quale si è mossa la discussione politica dei gruppi legati al pride palermitano – sono indicate nell’indice nella sezione Conversazioni – il resto del libro si articola in altre quattro sezioni, ciascuna di essa contenente due o tre saggi. Le sezioni sono: Rappresentazioni femminili, Donne, potere e politica, Relazioni familiari e Racconti e immagini. Si prova a toccare quindi il numero maggiore delle urgenze politiche e sociali legate alle donne lesbiche nel dibattito italiano. Tutti i saggi hanno una ragione di essere, dall’immagine delle lesbiche nei media italiani – una questione già ampiamente discussa – a FantasmFem, un saggio di Michela Baldo che racconta l’esperienza di Genderotica 2013 delineando la Fem, una “categoria misteriosa” di donna lesbica femminile di cui si parla ancora molto poco, almeno in Italia. Molto ben articolata la parte delle Relazioni familiari, saggi che affrontano la questione delle famiglie omogenitoriali da punti di vista diversi – Burgio con una prospettiva giuridico-pedagogica, Pisciotta che parte invece dalla narrazione esperienziale per arrivare ai diritti civili, De Cordova che racconta la sua esperienza di maternità da “madre sociale” attraverso spezzoni di racconti e riflessioni commuoventi, divertenti, a tratti esilaranti, legate alla vita ordinaria, fino ad arrivare a fornire informazioni, dettagli e ipotesi su tutti quei diritti praticamente ancora inesistenti per chi è madre, ma ancora considerata seconda.

Trovo di particolare interesse per questa rivista il saggio di Livia Alga, Il femminismo è un ombrello? Un parafulmine. “Murmurii” sulla relazione tra femminismo e lesbismo. A partire dalla sua esperienza di ritorno a Palermo, Livia Alga pone delle domande fondamentali sul rapporto tra femministe e lesbiche. Dalla voglia di ricostruire degli archivi di esperienze di collettivi lesbici (Lady Oscar è l’esempio palermitano), al desiderio di ri-intrecciare dei fili di collegamento tra le esperienze femministe e lesbiche. Per rendere la complessità dei rapporti politici – le distanze, le ferite, le fratture e le ricomposizioni momentanee – Alga sceglie una via di “patchwork”: riporta nel testo proprio degli spezzoni di dialoghi in presenza tra donne che si ritrovano per il Pride, alcune delle quali hanno vissuto da punti di vista opposti le fratture. Il saggio non fornisce risposte sulle strade della ricomposizione, e questo costituisce un suo punto di forza. Tuttavia emergono delle possibilità, affiorano delle alleanze ancora possibili fondate sulle pratiche e non sulle rivendicazioni identitarie. Può esistere così Palermo Lesbicissima che ironicamente tiene insieme femministe e lesbiche anche senza il bisogno di nominare tutto. Una piccola esperienza felice finale di questo libro è il breve racconto di Dorothy Allison – Scrivere di sesso, l’importanza e la difficoltà, tradotto da Ambra Pirri – scrittrice e attivista lesbica e femminista, nata nel 1949. Bellissimo racconto, una delle tante pietrine perse e ritrovate.

Infine è meritevole lo sforzo delle autrici dei saggi e delle curatrici del libro di inserire sempre riferimenti bibliografici e teorici facilmente consultabili, tale da rendere il testo nella sua totalità politicamente e teoricamente articolato ma al tempo stesso leggibile e fruibile.

Viola Lo Moro in DWF (102) Pensiero stupendo, 2014, 209