Ascolta l’Editoriale del numero
Leggi l’Editoriale del numero
A Leda,
benvenuta tra noi
Questo è un numero speciale di Dwf, per diversi motivi. Innanzitutto, inaugura il nostro cinquantesimo anniversario. Dwf nasce nel 1975, per volontà e visione di Annarita Buttafuoco, come una delle prime riviste italiane dedicate ai women’s studies. In un tempo in cui il pensiero di genere stentava ancora a trovare cittadinanza nei percorsi accademici e culturali italiani, Dwf apriva sentieri, anticipando riflessioni, portando in italiano le voci delle più importanti pensatrici e scrittrici straniere. È stata, fin dall’inizio, un luogo di scoperta e di traduzione, non solo linguistica ma politica e culturale.
Nel 1986, la stessa Buttafuoco, guidata da un’intuizione, ne promuove una svolta: la rivista cambia redazione, cambia pelle, e sceglie di farsi spazio esplicitamente politico, assumendo l’identità di strumento di pratica politica femminista. Dwf diventa così la casa di un pensiero che si costruisce a partire dalle relazioni tra
donne, riconoscendole capaci di interrogare, nominare e trasformare il mondo.
Da allora, molte mani e molte teste si sono avvicendate nella redazione, seguendo il ritmo della storia e dei suoi conflitti politici. Una voce che non si è mai spenta.
Oggi siamo in sei: donne diverse, per età, esperienze, condizioni materiali e modi differenti di vivere e nominare il femminismo. Le nostre diversità non sono inciampi, ma risorse: hanno generato tensioni, certo, ma anche pensiero vivo e condiviso, rafforzando un progetto politico che continua a rinnovarsi nel tempo.
Negli ultimi anni abbiamo lavorato a nuove questioni da indagare: dalla maternità al lesbismo, dalla scuola all’accademia, dalle mestruazioni alla vecchiaia, dallo sport al cibo, dall’ecofemminismo alla fantascienza, dal carcere all’intelligenza artificiale fi no alla resistenza palestinese. Abbiamo digitalizzato l’intero archivio e lanciato la versione digitale accanto a quella cartacea. Abbiamo ripensato la veste grafi ca della rivista e lavorato alla sua diffusione, portandola anche fuori dai suoi tradizionali bacini e circuiti di ascolto, incrociandola con esperienze di altre-3, gruppi o singole, cercando di portare un pensiero nel mondo ma anche di costruire relazioni e di scoprirne quel di più. Quello che abbiamo fatto, e che continuiamo a fare, è riattualizzare, per tutte, gli strumenti messi in piedi in cinquant’anni di storia e di politica per consegnarli alle urgenze e ai desideri del presente.
Per questa occasione abbiamo promosso una call for artists rivolta a illustratrici-3, fumettiste-3, disegnatrici-3, artiste-3. Dopo cinquant’anni di politica imperniata sulle parole, abbiamo voluto scommettere sulla forza delle immagini: disegni, illustrazioni, fumetti, segni che potessero raccontare la nostra storia, che è anche la storia del femminismo. L’obiettivo della call non era infatti solo celebrare Dwf attraverso le immagini, ma lasciare un segno dei primi cinquant’anni per pensare i prossimi cinquanta: della rivista e del femminismo, che per noi non è soltanto una pratica politica, ma un’idea di mondo che riguarda tutte-3, una lente per guardare l’intera società e non a un unico genere, per aprire nuove possibilità di alleanze e non per chiudersi in etichette identitarie, un cammino quotidiano di cambiamento personale e collettivo.
Le opere scelte dalla giuria femminista, composta dalla nostra redazione, dall’illustratrice e fumettista Rita Petruccioli e dalla traduttrice e curatrice del festival Bande de Femmes Sarah Di Nella, sono tutte qui dentro.
Questo è il secondo motivo che rende il numero speciale: è la prima volta che Dwf promuove una call per artiste-3 ed è la prima volta che pubblica un numero di sole immagini. Lo facciamo con l’emozione delle prime volte, consapevoli dell’unicità di una pubblicazione che non traccia un percorso già pensato, ma che nasce dalla voglia di mettersi in ascolto, di dialogare, di accogliere i segni di chi usa l’espressione artistica per comunicare e per aprire interrogativi.
Troverete illustrazioni, fumetti, fanzine, collage, disegni, poster. Ogni opera racconta una storia, personale e collettiva, ironica e dissacrante, divertente e profonda, provocatoria e commovente. C’è denuncia, poesia, gioco, rivendicazione, genealogie.
Filo conduttore la sorellanza come strumento di lotta al patriarcato: molte le immagini che disegnano relazioni, complicità, dialoghi, intersezionalità delle lotte, percorsi collettivi di liberazione, strategie di autodifesa. Al centro i corpi: danzanti, sofferenti, iconici, pelosi, scomposti, fragili, liberi, forti, in trasformazione. Ognuno di essi parla del mondo che abita, che vorrebbe abitare, che immagina di abitare. Scompone lo spazio della (auto)rappresentazione e lo ricompone con la cura di sé e delle altre-3.
Con la stessa cura abbiamo composto questa sequenza di opere, che non rimarrà solo su carta. Le immagini prenderanno vita anche fuori dalla rivista per diventare una mostra itinerante, che occuperà spazi. Speciale anche per questo.
Dieci anni fa, in un numero dedicato al fumetto A tratti femminista. Il (di)segno delle donne, DWF (105-106) 2015, 1-2, scrivevamo: «Questo numero di Dwf vuole liberare tutte quelle mani che non hanno mai osato disegnare perché si diceva loro che non erano capaci».
Oggi presentiamo A mano libera. Artiste-3 per i cinquant’anni di Dwf. Qualcosa di buono deve pur essere successo. E allora leccatevi l’indice e cominciate a sfogliare, ci troveremo tra i colori.
(tdm)