DWF
donnawomanfemme
Roma, Editrice coop. UTOPIA, 1986-

Geografia dei segni, 1995, n. 28

EDITORIALE, Geografia dei segni, pp. 2-3

L'immaginario geografico è cambiato, in modo sia storico che simbolico. Molte di noi sono "soggetti nomadi"; nel posizionarci individuiamo in campi diversi i segni della nostra espressione, li leggiamo e interpretiamo, li facciamo circolare, come testimoniano gli articoli di questo numero. Uno di questi, l'ultimo, ci ricorda che la relazione, la circolazione di un'interpretazione collettiva, non sempre ha luogo; vi può essere una pericolosa soddisfazione nell'essere consapevoli che oggi esiste un soggetto femminile-femminista che si esprime, una fiducia passiva in questa rappresentazione di genere.

BONO Paola - MASI Paola, Zattere conradiane, pp. 4-12

Mischiando ricordi personali e osservazioni e riflessioni generali, le autrici osservano come sia cambiato l'immaginario geografico - i luoghi del desiderio - in questo ultimo decennio.

VACCARI Marzia, Navigare sulle autostrade, pp. 13-21

L'autrice guarda alle nuove possibilità aperte dallo sviluppo informatico e a come possano migliorare le reti di donne. Prendendo in esame alcuni esempi, vengono messi in rilievo gli ostacoli da superare per vedere e usare queste nuove tecnologie quali mezzi di empowerment.

FORTINI Laura, I segni sul muro, pp. 22-36

L'autrice rintraccia e costruisce i legami genealogici tra un gruppo di scrittrici italiane (storicamente situate prima del femminismo, ma che talora lo anticiparono in modi che non sempre sono stati pienamente valutati) e il nuovo movimento di scrittrici contemporanee. Cominciando con il discutere il lavoro di Maria Bellonci, Anna Banti, Alba de Céspedes, Elsa Morante, Fortini si rivolge poi alle giovani scrittrici e ne identifica il tratto distintivo "nell'assunzione di un corpo che fa tutt'uno con la mente […] dice io e non ha bisogno di dire che è femmina: nell'atto stesso di dirlo e nel come lo dice cambia le forme della narrazione".

MURA M. Giannina, Itinerari a vista, pp. 37-49

L'autrice osserva come le donne siano oggi una presenza significativa a tutti i livelli dell'industria cinematografica, e cerca di individuare i parametri e le concezioni di un discorso femminista sul cinema. Facendo riferimento ai testi principali che hanno fondato la "feminist film theory", vengono analizzati i lavori di quattro registe, provenienti da diverse culture e da diversi contesti: Pratibha Parmar, Trin T.Minh-ha, Julie Dash, Claire Denis, i cui film sono stati presentati nel giugno 1995 all'American Center di Parigi, durante il convegno Travelling cultures: sex, race and the media, organizzato da E. Ann Kaplan e Yann Beauvais.

KEMP Sandra, Eccentrici equilibri, pp. 50-56

"Come altre forme d'arte, la danza procede per ridefinizioni violente", scrive l'autrice nell'individuare le tappe principali di questo processo dagli anni Sessanta fino ad oggi. In questo contesto "è significativo il cambiamento di immagine della danzatrice. Le coreografe contemporanee tengono sempre più in considerazione l'oggetto storico e culturale (in questo caso il corpo), e il modo in cui le sue manifestazioni in mutamento sono state rappresentate e valutate".

RICCIARDI Cloti, Il nostro sguardo laterale, pp. 57-60

Ricciardi, nota scultrice, analizza il rapporto artista-opera d'arte-sguardo quale fondamento necessario al cambiamento simbolico nella produzione artistica. L'autrice nota che "tranne alcune eccezioni, le artiste non possono contare su un pubblico 'naturale', un pubblico di donne"; questo depotenzia la possibilità di mettere in discussione e di indebolire il punto di vista e i codici linguistici dominanti. Tuttavia Ricciardi sostiene che "il nostro sguardo laterale, con il quale in questi anni abbiamo attraversato e decodificato il reale, è diventato oggi, nelle opere di molte artiste, consapevolezza e strumento per scardinare e introdurre elementi di modificazione" nella struttura simbolica.

MURARO Luisa - DORIA Francesca, Percorsi d'amore nel pensiero di Luce Irigaray, pp. 61-70

Luisa Muraro, filosofa e fondatrice della comunità filosofica "Diotima" di Verona, introduce un breve testo della giovane studiosa Francesca Doria, che ricostruisce lo sviluppo del pensiero di Irigaray nel suo rapporto dialettico con Freud e Lacan; individua nell'amore per la madre un amore cruciale per uomini e donne, il nodo per la modificazione dell'ordine simbolico fallocentrico. Doria analizza criticamente i più recenti sviluppi del lavoro di Irigaray e conclude: "Fintanto che la madre, l'origine, resta un luogo oscuro che l'uomo confonde con la donna e la donna abbandona per l'uomo, il discorso amoroso risulta impraticabile".

CAPOMAZZA Tilde, Occhi per vedere, pp. 71-76

L'autrice - una regista con grande esperienza di documentari - ha partecipato alla Conferenza ONU e al Forum delle donne di Pechino e riflette ora sul suo lavoro in rapporto a quell'evento. Ha realizzato due documentari, il primo per l'AiDOS , "Appuntamento a Pechino", sulla lunga fase preparatoria che ha coinvolto donne di tutto il mondo; il secondo "I giorni di Pechino", sul Forum e sulla Conferenza, alla luce della sua storia ed esperienza femminista.