Gabriella Turnaturi

Articoli scritti per DWF


Articoli scritti per DWF


La donna tra pubblico e privato: la nascita della casalinga e della consumatrice, 1979, n. 12-13, pp. 8-29

L'autrice mette in discussione la concezione per la quale l'ambito privato "di competenza delle donne", non ha nessun nesso dialettico con l'ambito pubblico "di competenza degli uomini"; dimostra al contrario la stretta relazione che esiste tra pubblico e privato nella nostra società. Al fine di illustrare questa tesi viene preso il caso della società americana tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, e si dimostra come l'ideologia della famiglia, fosse necessaria all'equilibrio sociale dell'epoca: la famiglia, in quanto microcosmo sociale, aveva la stessa importanza dell'ambito cosiddetto pubblico.

Date queste premesse, il taylorismo sarà applicato in modo del tutto coerente al lavoro domestico. Ciò porta l'autrice a concludere che, nonostante l'accresciuto carico di lavoro per le donne, la loro influenza sociale aumenta come anche la possibilità di una cogestione della cosa pubblica fino ad allora inimmaginabile.

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Tornando a casa, da Max Weber, 1981, n. 15, pp. 47-59

Il femminismo, con le sue pratiche politiche e le sue ricerche culturali, ha elaborato categorie interpretative della realtà sociale che rimettono in discussione, anche se solo potenzialmente, modelli interpretativi e categorie fondamentali della ricerca sociologica come, per esempio, i concetti di "pubblico" e di "privato", di socializzazione, di stratificazione sociale, di azione sociale, di partecipazione politica. In questo articolo si analizza il contributo del femminismo alla creazione di una teoria e di una ricerca sociologica che corrispondono più direttamente alle nuove esigenze messe in luce dalle donne.

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TURNATURI Gabriella - BUTTAFUOCO Annarita, Molto si è detto e si dirà …Quasi un editoriale, 1981, n. 16, pp. 5-17

L'articolo con il quale si apre la rivista è imperniato sulla politica del movimento cattolico tra il referendum sul divorzio del 1974 (allorché molte organizzazioni cattoliche si pronunciarono per il mantenimento del divorzio in Italia) e quello sull'aborto, per il quale le medesime organizzazioni prendono posizione seguendo le indicazioni della gerarchia ecclesiastica.

Le autrici vogliono dimostrare che per il movimento politico dei cattolici questo referendum rappresenta la possibilità di una ricomposizione ideologica, permette di collocarsi nella società civile in modo egemonico e di occupare i vuoti culturali e politici lasciati aperti, in questi ultimi anni, dalla crisi della sinistra. L'ultima parte dell'articolo è una riflessione sulle differenze di fondo esistenti tra le femministe e le donne che, particolarmente del "dissenso cattolico", si definiscono "femministe cattoliche".

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Dibattito [Di noi e d'altro…] , 1982, n. 22, pp. 147-153

Scambio di lettere fra diverse parti della redazione in un momento di crisi del progetto e di rottura del gruppo redazionale.

Annarita Buttafuoco e Maricla Tagliaferri denunciano la necessità di riflettere sulla formula della rivista e sul suo significato nel momento attuale del movimento femminista, sulla oscillazione fra essere rivista scientifica e rivista di movimento, sulla scarsa reattività del suo pubblico, sul mancato ricambio di forze al suo interno e nelle committenze. Il blocco della progettualità e l'inasprimento del carico organizzativo sono nel contempo la causa e l'effetto di una rottura di rapporti fra le redattrici che non consente tale riflessione ma riduce tutto a rapporti personali. Rispetto a tutto questo, le scriventi si propongono di trovare altri riferimenti per il futuro della testata.

Rosanna De Longis, Donata Lodi e Gabriella Turnaturi dichiarano di non potere né volere più far parte della redazione, viste le contraddizioni esistenti con la direzione e con la proprietà della testata.

Biancamaria Amoretti Scarcia, Tilde Capomazza, Gemma Luzzi, Maria Teresa Morreale, Dora Stiefelmeier precisano che la "proprietà della testata" è costituita da quel gruppo di donne che nel 1976 ha fondato la rivista mettendoci idee, lavoro ed energie e che dopo qualche anno ha affidato l'intero patrimonio della rivista alla nuova redazione "senza pretesa di utili, senza richiesta di controlli finanziari, senza intervento alcuno sulla linea politica della rivista".

Investita dalla crisi della redazione, che minacciava la continuità della rivista, la proprietà della testata si è preoccupata - in un incontro con le redattrici - di ribadire la sua volontà di garantire tale continuità e di avviare una serie di incontri con donne in grado di esprimere un nuovo progetto riconsiderando collettivamente la funzione politica della rivista e la struttura di produzione necessaria a garantirne l'esistenza.

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