Marina Mizzau

Articoli scritti per DWF

Recensioni curate per DWF

Libri recensiti da DWF


Articoli scritti per DWF


L'enigma. La comunicazione come potere - Lettura di un racconto di Dostoevskij, 1976, anno I, n. 1, pp. 77-93

Un racconto di Dostoevskij, La mite, è sottoposto ad un'analisi critica dei rapporti interpersonali. Una verifica dell'interpretazione è avvenuta durante un seminario sullo stesso argomento che ha avuto luogo nel corso di psicologia della Facoltà di Lettere dell'Università di Bologna (1975-76). L'analisi si concentra sui modi di comunicazione o di non comunicazione e l'uso in termini di potere o di autodifesa che i protagonisti - una donna che finisce per suicidarsi e un uomo - fanno della parola o del silenzio.

L'interpretazione del testo è fatta "a più voci", seguendo in ciò le intenzioni dello stesso Dostoevskij. Infatti l'opera di questo scrittore si presta in modo particolare a un'analisi psicologica che segua le teorie più moderne, dato che l'individuo vi si mostra unicamente come un insieme di relazioni. L'intenzione di Marina Mizzau è di mostrare che il modo proprio di un individuo di usare la comunicazione e il silenzio non è accidentale ma è in larga misura determinato dal suo sesso, inteso come prodotto sociale.

La caratteristica fondamentale del sistema di rapporti che si crea tra l'uomo e la donna in questo racconto è il suo carattere enigmatico, che si presenta come un paradosso comunicativo proiettato sulla donna sotto forma di un enigma naturale, ma che è in realtà niente altro che l'espressione della sua reificazione. È necessaria dunque, secondo l'autrice, una lettura del testo in termini di dominio-subordinazione, poiché il nodo della comunicazione impossibile tra l'uomo e la donna consiste precisamente nel fatto che il loro rapporto è deformato e falsificato dal potere.

Leggi gli abstracts del fascicolo intero
torna su


Specchio, immagine, diario, 1981, n. 16. Suppl., pp. 18-24

Partendo dalla sensazione di estraneità, di mancato riconoscimento, quando coglie la propria immagine riflessa casualmente, l'autrice indaga i tre momenti della riflessione speculare, della costruzione di un'immagine di sé e del racconto autobiografico nei diari di donne.

L'immagine rimandata dallo specchio è un'immagine monca, priva del movimento, e non ha l'apparente completezza che sembra avere l'altro quando lo guardiamo. L'immagine psichica di sé è anch'essa dimidiata, non tanto per una scarsa capacità di introspezione, quanto per la complessità degli elementi che la costituiscono, non solo il modo di autopercepirsi ma anche ciò che gli altri ci dicono di noi .

E infine, la rappresentazione di sé nei diari - l'autrice cita quelli di Sibilla Aleramo, di Sofja Tolstoj, di Anais Nin - che si presenta spesso come una risposta o un appello allo sguardo dell'altro, dell'uomo. A questo non sfuggono neanche i romanzi confessione di Erica Jong o di Marie Cardinal, "autorappresentazioni femminili che spesso rispondono collusivamente a aspettative costruite sulla commercializzazione dell'ideologia femminista".

Leggi gli abstracts del fascicolo intero
torna su


Sedurre ironico, 1993, n. 18-19, pp. 11-14

Con esempi tratti dal linguaggio dei media e della pubblicità, Mizzau mostra come l'enfasi sulla seduttività femminile, ora come un tempo, riveli una svalutazione delle donne e la loro reificazione. Il nuovo modo ironico di utilizzare la seduzione è soltanto un modo per darle una patina moderna, senza modificare realmente le immagini culturali delle donne.

Leggi gli abstracts del fascicolo intero
torna su


Recensioni curate per DWF


LEWISON Ludwig, Il caso Crump
, Milano, Bompiani, 1980
rec. di Marina Mizzau, 1981, n. 16. Suppl., pp. 127-128


STEAD Christina, Sabba familiare, Milano, Garzanti, 1979
rec. di Marina Mizzau, 1981, n. 16. Suppl., pp. 127-128

torna su


Libri recensiti da DWF


MIZZAU Marina, Eco e Narciso. Parole e silenzi nel conflitto uomo-donna, Torino, Boringhieri, 1979
rec. di Adriana Chemello, 1980, n. 14, pp. 176-177

torna su